sabato 22 novembre 2014

Tricot

Calpesto foglie gialle per strada, avvolta in un caldo maglione sferruzzato da Vanessa, ho le mani e le gote fredde, ho voglia di caldo, di casa...
ripenso a Vanessa, mia amica e giovanissima knitter, ai nostri caffè, alle parole sincere, alle sue mani veloci che creano trame, nodi e piccoli sogni.

"Perchè la notte è mia e per quanto sia difficile restare sveglia proprio quando tutti chiudono gli occhi, io apro i miei. Seduta sul divano tra ferri e gomitoli e un gatto pigro a tenermi compagnia sferruzzo felice vagando tra mille pensieri".










Claire-Anne O'Brien


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giovedì 20 novembre 2014

Le città invisibili

Zoe

L’uomo che viaggia e non conosce ancora la città che lo aspetta lungo la strada, si domanda come sarà la reggia, la caserma, il mulino, il teatro, il bazar. In ogni città dell’impero ogni edificio è differente e disposto in un diverso ordine: ma appena il forestiero arriva alla città sconosciuta e getta lo sguardo in mezzo a quella pigna di pagode e abbaini e fienili, seguendo il ghirigoro di canali orti immondezzai, subito distingue quali sono i palazzi dei principi, quali i templi dei grandi sacerdoti, la locanda, la prigione, la suburra. Cosí – dice qualcuno – si conferma l’ipotesi che ogni uomo porta nella mente una città fatta soltanto di differenze, una città senza figure e senza forma, e le città particolari la riempiono. Non cosí a Zoe. In ogni luogo di questa città si potrebbe volta a volta dormire, fabbricare arnesi, cucinare, accumulare monete d’oro, svestirsi, regnare, vendere, interrogare oracoli. Qualsiasi tetto a piramide potrebbe coprire tanto il lazzaretto dei lebbrosi quanto le terme delle odalische. Il viaggiatore gira gira e non ha che dubbi: non riuscendo a distinguere i punti della città, anche i punti che egli tiene distinti nella mente gli si mescolano. Ne inferisce questo: se l’esistenza in tutti i suoi momenti è tutta se stessa, la città di Zoe è il luogo dell’esistenza indivisibile. Ma perché allora la città? Quale linea separa il dentro dal fuori, il rombo delle ruote dall’ululo dei lupi?

Le città invisibili 
di Italo Calvino
Einaudi, Torino 1972

Vele di Scampia